MAURO MOTA
(Recife, Pernambuco, Brasil, 1912-1984)
Extraído de:
CHIOCCHIO, Anton Angelo. Poesia post-modernista in Brasile. Roma: dell´Arco, s.d. 40 p. ilus. 12x17,5 cm. “ Anton Angelo Chiocchio “ Ex. bibl. Antonio Miranda
LA PARTENZA
Me ne vado, amici miei,
col mantello da emigrante.
Due pugnali il tempo squarciano.
L´ultim´ora è sanguinante.
Son cresciuto, son mutato,
ma c´è in me un'ambigua trácia
dei bambino che son stato
e ch´è morto in queste braccia.
Porto i piedi sulla sabbia
dei sentiero che fu mio.
Piú di me svelto sei andato,
tempo che m'ha dato Iddio...
Mani che ho prótese invano,
che lasciate intatti i rari
flori, intatti gli astri, intatto
il tesor dei sette mari...
Seme sterile, sepolto
nella terra, non germoglio
mai, neppure alia rugiada
sparsa in lagrime dal volto
di mia figlia. Amici, parto,
non só bene per qual porto.
Il battello è giunto e ha accolto
già il suo marinaio morto.
La casetta ai fidanzati
è piaciuta. Dei fantasmi
che compaiono in terrazza
non si sono spaventati.
Questi candidi garofani,
l'unica ricchezza mia,
scoppieranno nei capelli
di colei che mai fu mia.
L'Altro Lato : alle sue soglie
un bambino e un morto tentano,
applaudendo con le mani,
di destar le morte spoglie.
ELEGIA N. 1
Ti vedo morta. Dalle tue pendenti
mani, tu schiudi, come mute offerte,
le anime dei gesti, e dalle ardenti
labbra, le frasi che hai pensate in certe
lontane sere. Sotto quelle aperte
tue palpebre io scorgo, ancor presenti,
le immagini che porti alle deserte
regioni della morte. E tu la senti
sorda, la morte, a tutti i nostri appelli!
Morta, ti vedo. Ma la capelliera,
viva. Volano ancora i tuoi capelli!
Sembrano gesti disperati e vani
coi quali voglia tu in ogni maniera
prender la vita a quei fili castani.
Página publicada em dezembro de 2014.
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